In realtà un viaggio in Oriente, è
non solo un'esperienza dell'anima, degli occhi, un brivido culturale,
un guado dell'intelligenza, un rivolgimento degli archivi mentali: è
un'esperienza del corpo. (…) Il viaggiatore che si avventura in
terre asiatiche meridionali usi con parsimonia di quella delicata
macchina che gli fu prestata all'inizio del suo destino. E' probabile
che la sua macchina non sia stata progettata per questi percorsi,
queste temperature; potrà superarli, se avrà cautela e pazienza e
riserbo. Usare le marce basse, tenersi sottocosta, spendersi con una
sapiente alternanza di generosità e di avarizia. Non credere alle
guide ingenue o apertamente omicide che suggeriscono variate e
folgoranti esperienze con le varie cucine orientali; l'europeo che,
avido di esperienze, scenderà dall'aereo e si precipiterà sui buoni
cibi piccanti locali, e ci berrà sopra la buona birra locale, è
assai probabilmente destinato a diventare un conoscitore di cessi
malesi, un esperto di latrine da non avere l'uguale, un intenditore
di luoghi di comodo.
Giorgio Manganelli, Cina e altri
Orienti